tracciato
La linea
Per percorrere la distanza di poco più di km 4 e superare un dislivello di m. 179 fra la Stazione di Menaggio e quella di Cardano, compresa la sosta per la manovra di regresso, si impiegavano 21 minuti (velocità media km/h 14,200). I rimanenti 8 km, da Cardano a Porlezza, venivano percorsi in 29 minuti, compreso il tempo di fermata nelle quattro stazioni situate fra le citate località (velocità media km/h 17,000). La linea era lunga m. 12.241,40 ed era formata da 73 rettilinei (sviluppo complessivo di m. 8.561,96; il maggior rettilineo si sviluppava per m. 2.374,24 ed il minore per m. 13,75) e 73 curve (sviluppo complessivo di m. 3.679,44) di raggio variabile da m. 50 a m. 501. Le pendenze erano del 50‰ fra Menaggio e Cardano (Grandola ed Uniti), del 40‰ fra Cardano ed il Piano ed infine del 26‰ fra il Piano e Porlezza (quest'ultimo comprendente una contropendenza). La larghezza normale del corpo stradale al piano di posa (fossi esclusi) era di m. 3,40; la larghezza della massicciata costituita da ciottoli alluvionali era, in sommità, di m. 2,00 e la sua altezza di m. 0,35 oltre ai sopralzi per le curve; ad ogni lato della massicciata correva una banchina della larghezza di m. 0,50. Le traverse, in legno sano e di essenza forte, erano 11 per rotaie e ciascuna misurava m. 1,60 x 0,13 x 0,16; le speciali agli scambi, con misure maggiori. Rotaie Vignole, del peso di 22,6 kg/m, della lunghezza di m. 9 per campata, in acciaio, della presunta durata d'esercizio variante fra 60 e 70 anni. Le rotaie erano unite fra loro con stecche a coda ed a quattro bulloni e sono fermate alle traverse con piastrine di ferro a tirafondi per quelle di qua e di là dei giunti e con arpioni ordinari, uno per parte, sulle intermedie. Nelle curve si collocarono alcuni tiranti trasversali di ferro i quali mantenevano invariabile la distanza fra le rotaie, dato il grande sforzo esercitato dalle macchine. Il numero di tali tiranti era di cinque per ogni rotaia nelle curve da 50 a 70 m. di raggio e di tre per le curve con raggio maggiore.
Anche nei rettilinei si trovò opportuno, almeno presso i giunti, il ricorso ai tiranti, dato che le macchine, pesanti ed a passo corto, col loro movimento "serpeggiante" tendevano a spostare in fuori le rotaie. Tutti gli scambi erano manovrati a mano. La galleria (l'unica del tracciato) aveva una larghezza di circa m. 3,30 ed un'altezza, dalla superficie di rotolamento della rotaia, di circa m. 3,90. Sul displuvio del Lario, per superare il torrente del valletto detto Fontanin, veniva costruito un ponte a tre arcate con volte in mattoni, spalle e pile in pietra. Ponti in ferro superavano i torrenti Cuccio per m. 21 e Rezzo per m. 10 di lunghezza; essi costituivano due opere di interessante siderurgia meccanica, composte singolarmente di due travi principali a trapezio con montanti e diagonali, parallele fra loro, semplicemente appoggiate sulle spalle, collegate con travi trasversali sulle quali appoggiavano le longherine che a loro volta reggevano le traverse in legno. Ai lati esterni dei binari correva una lamiera per permettere il passaggio pedonale del personale di sorveglianza al ponte. I ponti in ferro venivano ordinati nel mese di Agosto 1883 alla ditta Bell Maschinenfabrik AG di Kriens, località alla periferia sud-ovest di Lucerna: il contratto prevedeva la consegna in opera dei manufatti in ferro entro il 1° febbraio 1884. Sulla linea vennero costruite due stazioni (Menaggio e Porlezza, entrambe di testa), cinque fermate, sei case cantoniere ed una cinquantina di passaggi a livello; i fabbricati, esclusi quelli delle due stazioni di testa, erano costruiti con dimensioni modeste, a due piani, varianti da 6 a 8 vani, compreso la biglietteria, il deposito bagagli e piccoli colli e l'alloggio del Capo Stazione. Sulla facciata, la scritta riferita alla località servita dalla ferrovia e l'indicazione, scolpita nel marmo, della posizione altimetrica rispetto al mare.
Ogni stazione, nonché ogni fermata, aveva un impianto di sicurezza e segnalamento, per quest'ultimo funzionava il segnale a vista di protezione a disco costituito da una grande tabella circolare verniciata di rosso con un foro circolare situato sulla destra, chiuso da un vetro rosso, illuminato di notte, a tergo, da una lampada a petrolio. Il disco girato di taglio dava la via libera, di notte la lampada accesa rimaneva ferma così offriva alla vista la luce bianca per la via libera. Successivamente, grazie al progresso, furono sostituiti con semafori funzionanti a mano.
Il percorso
Per superare la differenza di quota (dislivello) fra Menaggio e Cardano, la linea ferrata si dirigeva per circa 900 metri verso sud, in direzione di Griante, con una pendenza del 5%. Il tracciato si sviluppava sul fianco del monte Crocetta fino ad affacciarsi alla valletta del torrente Valstera, in località Pastura, per poi ritornare e proseguire nella direzione opposta, verso nord. In un piazzale di manovra di circa 140 metri di lunghezza, la locomotiva, che trainava tre vagoni, veniva staccata dalle vetture mentre le stesse erano ferme e frenate, raggiungeva una piattaforma girevole in modo da invertire la direzione di marcia, in termini tecnici chiamata "regresso", ritornava su un altro binario ad agganciare la coda del convoglio per poi riprendere la corsa in direzione contraria. Con alcune opere d'arte, con curve a raggio non inferiore a 50 metri, la ferrovia saliva e, con un tracciato "a S", oltrepassava la strada provinciale (attualmente SS "Regina") Menaggio - Porlezza fra le località Ponzana e Carlazzo, quindi si inoltrava nella valle del Sanagra con un'ampia curva, lasciando a sinistra la quota 423 slm, nel cui versante opposto sorge l'abitato di Croce (oggi, frazione di Menaggio). Superata la galleria, della lunghezza di circa 110 metri, situata sul territorio dell'allora Comune di Croce (autonomo fino al 1927), dopo 800 metri, in località Cardano (quota 377 slm), raggiungeva la Stazione di Grandola, a circa 4 km da Menaggio, con impianto di incrocio ed un binario tronco. Il FV (fabbricato viaggiatori) sorgeva sulla destra della strada ferrata con, alle spalle, l'abitato di Cardano. In località Formighera, la ferrovia iniziava a scendere, in mezzo al verde della campagna, verso il lago Ceresio. Il tracciato della ferrovia proseguiva, sulla sinistra, parallelo alla rotabile per la diligenza con curve a raggio superiore a 80 metri. A circa 1800 metri da Cardano vi era la Stazione di Bene Lario e Grona (anche quest'ultima, come Croce, fu comune autonomo fino al 1927). Una strada carrozzabile, appositamente costruita, univa la stazione con il trivio della comunale al Ponte di Bene. Al km 9 da Menaggio, la Stazione di Piano di Porlezza (a quota 280 slm - comune autonomo fino al 1928), sulla destra, in direzione di Porlezza; era unita alla provinciale Menaggio - Porlezza dalla strada comunale della Riva. Al viaggiatore si presentavano, in mezzo a canneti, le acque del solitario Lago di Piano (lungo circa 1300 metri e largo circa 900). Seguiva la Stazione di S. Pietro Sovera (quota 292 slm) sulla destra, che serviva Carlazzo (quota 483 slm) ed i paesi della Val Cavargna. Superato il torrente Cuccio, a 800 metri, sulla sinistra, la Stazione di Tavordo (quota 283 slm - comune autonomo fino al 1928); un piccolo fabbricato accoglieva i viaggiatori locali e quelli provenienti da Vesetto, Corrido e dalla Val Rezzo. La ferrovia proseguiva e superava, a circa 700 metri da Tavordo, il torrente Rezzo, poi, con una grande curva sulla sinistra, lasciava l'abitato di Porlezza (quota 274 slm) e giungeva al Lago Ceresio. La Stazione era sulla sinistra della strada ferrata, guardando il lago.
Altimetria della linea Profilo Longitudinale
Prospetti FV della Stazione di Menaggio e della Stazione di Porlezza
Tracciato della Ferrovia su mappe d'epoca e su mappa SAT anno 2008