esercizio
La ferrovia iniziò il suo servizio al pubblico mercoledì 5 novembre 1884. I primi orari in vigore prevedevano due corse di andata e ritorno al giorno; in seguito passarono a quattro coppie e poi a sei con una sensibile riduzione dei tempi di percorrenza, i quali erano di 50 minuti per l’accelerato, mentre l’omnibus ne impiegava cinque di più. Il costo del biglietto Menaggio – Porlezza inizialmente era di £ 2,65 in prima classe e di £ 1,45 in seconda. Esistevano inoltre biglietti cumulativi con la navigazione del Lago di Como, le Ferrovie Nord Milano, le Strade Ferrate Alta Italia e, naturalmente, le Ferrovie Svizzere.
Oltre che servire un discreto traffico locale in bassa stagione, la ferrovia doveva sopportare un notevolissimo movimento di turisti in alta stagione, raggiungendo nel 1930 la punta massima di 130.000 viaggiatori. I pochi treni merci trasportavano il legname del monte Galbiga e degli altri monti circostanti ed il ghiaccio del laghetto del Piano per i rinomati alberghi del lago di Como. Per il trasporto delle merci veniva applicata una tariffa di 25 cent per quintale. L’unico viaggiatore illustre fu Franz Kafka che, nel settembre del 1911, percorse tutta la linea, rimanendo entusiasta della manovra del treno eseguita al regresso.
Il declino
Con lo scoppio della prima guerra mondiale finì il periodo d’oro della ferrovia: vennero a mancare i turisti ed il traffico merci, i prezzi salirono enormemente e perciò il CdA decise di iniziare le trattative per la vendita delle ferrovie (anche la Ponte Tresa - Luino, gemella della Menaggio - Porlezza) che non erano più redditizie. Le trattative si conclusero nel luglio del 1918. Dopo la vendita, la società mutò ragione sociale in S.N.L. (Società Navigazione Lago di Lugano). La concessione e la gestione delle ferrovie passarono ad una società appositamente costituita, la S.P.T. (Società Prealpina Trasporti), con sede a Varese. Il capitale era della S.V.I.E. (Società Varesina Imprese Elettriche), delle Ferrovie Nord Milano e della Banca Commerciale Italiana. Ben presto sorsero altre difficoltà di ordine economico: soprattutto iniziava a farsi sentire la concorrenza dei primi autobus, che in servizio parallelo costavano meno ed erano più veloci. Nel frattempo, l’altra linea (Ponte Tresa - Luino) fu modificata nello scartamento ed elettrificata nel maggio 1924: quindi il relativo materiale rotabile fu spostato sulla Menaggio – Porlezza, che si trovò con una sovrabbondanza di mezzi inutilizzati, visto il crollo d’ogni genere di traffico. Negli anni Venti lo Stato concedeva ancora delle sovvenzioni, che in seguito vennero a mancare. Quegli anni furono duri e travagliati per la ferrovia ormai agonizzante. Ad aggravare la situazione già disastrosa ci pensò la politica autarchica in vigore negli anni Trenta, che imponeva l’alimentazione delle locomotive con la torba in sostituzione del carbone, comportando un ulteriore aumento dei prezzi. Le cronache dell’epoca riportano diversi incidenti ai treni a causa dell’inesistente manutenzione. Così, con autorizzazione ministeriale, il giorno 30 ottobre 1939 cessava l’esercizio sulla ferrovia Menaggio – Porlezza. Dopo la guerra, si tentò di ripristinarla eseguendo lavori lungo la linea ed allargando il profilo della galleria per far posto alla linea aerea. Nel 1949 fu acquistata dalla ditta F.E.R.T. (Ferrovie Elettriche Regionali e Tranvie) di Vicoforte, in provincia di Cuneo, un’elettromotrice a carrelli, poi spedita a Porlezza, dove fu alloggiata nella rimessa. In attesa dell’approvazione del progetto di ripristino e di elettrificazione, la società nel 1955 iniziò a rimuovere quanto non sarebbe servito alla ricostruzione della linea. Ma nel 1960 il Ministero dei Trasporti comunicava di non ritenere opportuna la riattivazione della piccola ferrovia. In seguito si persero le tracce di tutto il materiale rotabile. A Menaggio esiste ancora la stazione anche se le scritte che fino a qualche tempo fa’ erano ancora leggibili, seppur sbiadite dal tempo, ora non sono più visibili causa ristrutturazione del fabbricato ad uso civile. Lungo il tracciato si possono notare caselli e cantoniere ristrutturati ed adibiti, attualmente, ad abitazioni private. Dalla località di Scarpignana, in posizione panoramica, è ancora distinguibile la massicciata che scende verso il lago del Piano. Aveva così fine la storia di una ferrovia, unica nel suo genere in Europa, che aveva avuto vita per 55 anni, e che per 22 anni, in un'intensa attività sfortunata, aveva cercato di riavviare ciò che si era fermato il 31 ottobre 1939; la Società infatti fu messa in liquidazione nel 1961 ed alla fine del mese di novembre del 1966 venne presentata istanza per la definitiva cancellazione.